Brain Fit - cervelloinforma, nasce nel 2000, ed è un'intuizione che è diventata spontaneamente un metodo attraverso il quale la persona può affrontare preventivamente il concetto di invecchiamento.
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Cosa viene a mancare principalmente quando l'avanzare dell’età inizia a bussare alla porta del presente?
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Qual è il rischio che si corre nel momento in cui la fatica del quotidiano si mostra in tutta la sua sfrontatezza?
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Quali sono le emozioni che affiorano ancora più vivide e forti col trascorrere del tempo?
Brain Fit non ha ricette segrete, è semplicemente uno strumento che potenzia e migliora lo stato d’animo, ti fa sentire più sicuro di te e soprattutto meno solo, in un momento della vita in cui il raggio delle relazioni amicali va assottigliandosi.
Qual è il bisogno che tutti desiderano soddisfare?
Quando si parla di invecchiamento la risposta può apparire ovvia ma non lo è affatto.
Le relazioni sono il bisogno principale. Sono il motore della vita e ci permettono di riconoscere che le persone che ci circondano sono importanti proprio perché si ricordano di noi e desiderano trascorrere del tempo con noi.
Cosa si impara frequentando un corso di cervelloinforma?
Che l'innesco di un gratificante invecchiamento risiede nei meccanismi d’apprendimento e soprattutto che apprendere non ha età…. il resto è magia.
Brain Fit
Hanno ragione loro è un progetto storico e nasce proprio da una domanda che molte volte mi sono posto come professionista sia in ambito didattico che in ambito pedagogico:
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Come mai un bambino o una bambina che fino a ieri ha imparato a camminare, a correre, a parlare e quindi a esprimere un bisogno rispetto a se stesso o se stessa, nel momento in cui inizia un percorso scolastico, non solo si trova in difficoltà ma rischia di essere etichettato o etichettata, con la scusa che lo si faccia per il suo bene, come un piccolo o una piccola che fa fatica a comprendere, a concentrarsi e a prestare attenzione alla didattica e quindi, di conseguenza, ad apprendere?
La risposta è semplice ed è formulata attraverso un’altra domanda:
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Quanto la scuola e chi ne fa parte prende in considerazione il bambino e la bambina nella sua totalità? Tutto è nuovo e c'è bisogno di tempo per imparare a fidarsi degli adulti che li condurranno durante il primo ciclo della scuola primaria e così via, ma non solo, anche nei livelli più alti della scuola, quanto si prende in considerazione i cambiamenti legati all’età e quanto si tiene conto dello sviluppo cognitivo e conseguentemente dei tempi di apprendimento? oppure si ha solo l’ansia o la pretesa di trasmettere un contenuto, a volte sterile, a volte incomprensibile, a volte intangibile?
Compito di un professionista della didattica è quello di tener conto di tutti questi fattori che non si toccano e che non sono scritti in nessun manuale.
Spesso invece si fa fronte alla problematica trovando qualcosa che possa giustificare l’incapacità di entrare in relazione con il bambino o la bambina o l’adolescente di turno.
In questo senso, in qualità di professionista, metto nella condizioni piccoli e grandi di prendersi del tempo per comprendere i processi di apprendimento, di non sottovalutare le difficoltà e di imparare a osservare le difficoltà come se fossero tante piccole sfide.
Come un ricercatore, per prove ed errori, affronto la situazione e trovo strategie metodologiche differenti per facilitare il percorso educativo e didattico di crescita di piccoli e piccole, che con intelligenze differenti ed emozioni molto diverse, affrontano con la loro individualità una nuova avventura.
Hanno ragione loro
Da zero a cento
Da zero a cento è un progetto di consulenza pedagogica rivolto a qualsiasi età: professionisti, team aziendali, mamme e papà, piccoli che stanno crescendo, meno piccoli che hanno voglia di trovare la loro strada e a tutti quelli che ad un certo punto della loro vita hanno deciso o compreso che così non funziona, e che vogliono cambiare qualcosa, ma non sanno cosa o come fare.
E’ un confronto senza ricette, un dialogo semplice e sempre efficace che metta nella condizione di poter imparare ad essere se stessi.
E come è possibile tutto ciò?
Riconoscendo che rimandare i propri sogni non serve a nulla.
Dando ascolto alle proprie aspettative in modo che si impari a osservare ciò che ci circonda, facendo luce su ciò che non è scontato, su ciò che sembra possa essere la nostra strada ma non abbiamo la forza di percorrerla, su ciò che è proprio li davanti ai nostri occhi ma siamo o fingiamo di essere troppo presi da tutto ciò che circonda per poter vedere la realtà da un’altra angolazione.
Il confronto pedagogico, sicuramente, è uno strumento progettuale e formativo che permette di fare luce sull'ovvio.
Prendendo in mano la nostra vita possiamo realizzare ciò che più desideriamo, senza se e senza ma, con un’unica convinzione intima e personale: io sono speciale.